Patologia artrosica: cos’è, cause, trattamento sintomi e cura

Patologia artrosica: di cosa si tratta?

La parola artrosi deriva dal greco antico. Letteralmente significa “processo degenerativo delle articolazioni”. L’artrosi – chiamata anche osteoartrosi – è quindi una patologia cronica e degenerativa che colpisce le articolazioni.

Ad oggi questa patologia è molto diffusa: colpisce circa il 10% della popolazione adulta e circa il 50% degli over 60.

L’osteoartrosi innesca un cambiamento graduale della struttura nelle parti anatomiche colpite, in particolare le articolazioni. Di conseguenza queste parti saranno soggette ad una progressiva diminuzione dell’efficienza, e una conseguente progressiva diminuzione della loro efficienza generale.

Le articolazioni maggiormente colpite sono:

  • colonna vertebrale
  • anca
  • ginocchio
  • dita di mani e piedi

Più in particolare, la patologia artrosica colpisce la cartilagine, ovvero quel cuscinetto naturale che ha il compito di separare i capi ossei articolari in modo tale che tutto funzioni in modo fluido e senza attrito – quindi non provocando dolore. 

A che età colpisce l’artrosi? 

L’artrosi può colpire in forme diverse, così come può manifestarsi in età diverse.

Solitamente la cosiddetta l’artrosi primaria tende a sopraggiungere verso i 40-50 anni, ed ha origine da un difetto particolare del metabolismo delle cellule che producono il tessuto cartilagineo.

Invece, la cosiddetta artrosi secondaria generalmente insorge in età più avanzata, tendenzialmente dopo i 60 anni, ed è da ricondurre al naturale processo di invecchiamento della cartilagine articolare. 

Individuazione delle cause

La patologia artrosica è una patologia cosiddetta multifattoriale, cioè determinata da più cause

All’interno delle possibili cause possono essere inclusi tutti quei fattori o quelle situazioni che comportano una modifica e una compromissione del tessuto cartilagineo.

Tra le principali cause abbiamo:

  • età: con gli anni le cartilagini tendono infatti a perdere sia l’elasticità che la resistenza alle sollecitazioni esterne; 
  • fattori meccanici: parliamo ad esempio di traumi, fratture o malformazioni. In queste situazioni il tessuto cartilagineo si indebolisce ed è maggiormente suscettibile a fratture;
  • fattori genetici: riguarda quindi la trasmissione familiare;
  • obesità e malattie metaboliche: sono entrambe delle condizioni che comportano un sovraccarico funzionale, e quindi anche un aumento di attrito e carico proprio a livello delle articolazioni;
  • infiammazione: il processo infiammatorio può svolgere infatti un ruolo importante sia nel momento nell’insorgenza dell’artrosi che anche nella sua progressione.

Sintomi: come riconoscere l’artrosi

Il principale campanello d’allarme è il dolore articolare.

In particolare, le persone affette da artrosi possono sentire dolore in tre situazioni diverse:

  • mentre usano l’articolazione 
  • dopo un periodo di riposo dell’articolazione
  • dopo un eccessivo sforzo fisico che ha coinvolto l’articolazione

Un altro tipico sintomo dell’artrosi è la riduzione della mobilità articolare. A volte si può notare una minore usabilità dell’arto, accompagnata dall’impossibilità di compiere determinati movimenti – anche i più semplici, come chinarsi in avanti o distendere totalmente la gamba.

A lungo andare la convivenza con questi sintomi può causare un grave peggioramento della qualità della vita.

Artrosi: le tipologie

Le tipologie di artrosi ad oggi individuate sono varie, e vengono classificate secondo parametri diversi: origine, sintomi, localizzazione, stadio della malattia.

Artrosi primitiva

Si verifica quando la patologia colpisce senza la presenza di malattie concomitanti o di specifiche cause specifiche. Semplicemente sopraggiunge a seguito di una predisposizione genetica. 

Artrosi secondaria

E’ l’artrosi che scaturisce ad esempio a causa di traumi, patologie cartilaginee, oppure sovraccarichi funzionali o malformazioni ossee.

Artrosi localizzata

Questa tipologia di artrosi tende a colpire un’area anatomica specifica, come ad esempio cervicale, anche, mani, piedi, ginocchia.

Artrosi diffusa

Si ha quando l’artrosi colpisce più articolazioni contemporaneamente, grandi o piccole che siano.

Artrosi inattiva

In questo caso i sintomi dolorosi sono sporadici e soprattutto gestibili attraverso una terapia antinfiammatoria. E’ comunque presente una riduzione della mobilità articolare, ma non comporta grandi difficoltà nella vita quotidiana. 

Artrosi infiammatoria

Si caratterizza per forti episodi dolorosi, tali da costringere chi ne soffre a lunghi periodi di inattività. 

Articolazioni colpite

L’artrosi affligge frequentemente le articolazioni di sostegno – cioè le articolazioni che sono soggette a maggior carico – e le articolazioni  soggette a molto stress – cioè le più utilizzate. 

Nel dettaglio,

nella parte superiore:

  • cervicale
  • spalle
  • mani

nella parte inferiore:

  • anche
  • ginocchia
  • piedi

Artrosi e artrite: le differenze

Spesso si tende a confondere questi due termini, ritenendo che indichino la medesima patologia. Non è però corretto. Facciamo quindi chiarezza.

E’ vero che entrambe sono patologie reumatiche che attaccano le articolazioni, portando anche a grandi dolori che rendono difficoltosa la mobilità degli arti.

Ma l’artrosi è una patologia degenerativa, che deriva dall’usura della cartilagine articolare. Questo dolore è imputabile alla vicinanza anomala e dal contatto diretto dei capi articolari. 

L’artrite è invece una patologia prettamente infiammatoria autoimmune cronica. Questa patologia non è quindi correlata ad alcun fattore specifico, tanto che può manifestarsi in persone di tutte le età. 

Diagnosticare l’artrosi

Per fare una diagnosi di artrosi è utile:

  • un’anamnesi completa 
  • l’esame fisico
  • raggi X (meno frequentemente TAC o Risonanza magnetica)
  • eventuali esami di laboratorio 

E’ importante sapere quando è iniziato il dolore articolare e di che tipo di dolore si tratta – dolore continuo o no – e se si manifesta in più parti del corpo. 

E’ importante sapere il momento in cui si verifica il dolore e se è peggio di notte. Se si manifesta con il riposo, il cammino o la corsa.

Il medico dovrà quindi esaminare l’articolazione interessata e in varie posizioni, sia per verificare la presenza di dolore sia se il movimento è limitato. 

Inoltre cercherà di avvertire la presenza o meno di scricchiolii o rumori striduli. La presenza di questi rumori tende ad indicare l’attrito di osso contro osso. 

I raggi X mostrano l’entità del deterioramento articolare. 

Le radiografie invece aiutano il medico a distinguere tra le varie forme di artrosi.
 

Come intervenire e quali sono i trattamenti possibili

Nelle fasi iniziali della patologia è possibile procedere con delle terapie conservative, quindi con rimedi minimamente invasivi che hanno come scopo quello di rallentare l’avanzamento della patologia e tenere sotto controllo il dolore. 

In questo caso e’ fondamentale ricorrere alla fisioterapia, abbinandola ad esempio con un trattamento a base di antinfiammatori e analgesici.

Terapie molto utili sono le infiltrazioni di acido ialuronico (soprattutto quelli biologici di ultima generazione), soprattutto nelle articolazioni di carico come ginocchio, anca, caviglia.

Quando l’artrosi inizia ad avanzare, si può proporre al paziente di sottoporsi ad alcuni trattamenti di chirurgia rigenerativa. Per trattamenti di chirurgia rigenerativa si intendono ad esempio le infiltrazioni autologhe di cellule mesenchimali, che sono cellule dirette a stimolare la rigenerazione cartilaginea.

Per diminuire poi il carico sull’articolazione, il chirurgo può effettuare un intervento di artroscopia. E’ infatti grazie a questo intervento che sarà possibile eliminare eventuali frammenti mobili dei capi ossei, oltre che visionare meglio lo stato effettivo dell’articolazione. 

In alcune situazioni potrebbe essere necessaria una osteotomia, attraverso la quale il chirurgo ortopedico può migliorare la posizione articolare perché agisce direttamente sull’osso.
Quando invece l’articolazione è irrimediabilmente danneggiata, la soluzione definitiva è quella della chirurgia protesica. In questo caso i capi articolari vengono sostituiti con delle protesi e consentono al paziente di ritornare a una vita normale.

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